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Come siamo messi con la psicopolizia?

Questa notizia non è rimbalzata molto né nei media mainstream né nei blog letterari (l'hanno riportata solo L'Antidiplomatico e Rivista Studio), ma a nostro avviso merita un approfondimento.

Un rappresentante dell'editore francese "La fabrique", Ernest Moret, stava andandosene bel bello alla London Book Fair (la seconda fiera libraria più grande d'Europa) quando è stato fermato dalla polizia londinese, e poi arrestato.

Sì, perché era indagato (evidentemente in contumacia) come possibile terrorista! Ebbene sì: avendo sostenuto e partecipato alle manifestazioni popolari contro la promulgazione della legge sull'innalzamento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni, manifestazioni che da diverse settimane infiammano l'Esagono (tralasciamo le considerazioni sull'età pensionabile in Italia), Moret per la legge britannica era considerato un possibile fomentatore del terrorismo.

Alla richiesta del codice di sblocco del proprio telefono (!), il francese (e come sappiamo i francesi hanno un carattere fumantino, soprattutto con gli inglesi, eterni rivali) non solo si è opposto, ma ha dato in escandescenze.

Al ché è stato arrestato e portato in gattabuia. [È stato poi rilasciato su cauzione.]

Ora ci domandiamo: è mai possibile che uno possa essere davvero arrestato per un cosiddetto "reato di opinione", tantopiù in un Paese che NON è quello in cui tale presunto "reato" sarebbe stato commesso?
La polizia davvero ha il potere di chiedere di accedere al proprio telefono? (Almeno la polizia inglese?)

Possibile che un editore non riesca ad andare a una fiera a svolgere il proprio lavoro perché sospetto terrorista in quanto ha partecipato a delle (legittime) proteste sociali?
Siamo basiti, in tutta onestà.

Non esiste più dunque libertà di opinione? Com'era quella attribuita a Voltaire?

"Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente."

Mah, speriamo. Di sicuro in futuro, prima di andare a Londra, ci penseremo due volte...

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