I versi rubati

di Nicola De Bello

pagg. 64

Cm 12x17

ISBN 9788888852942

Introduzione di Luciano Lenaz

Un ingegnere amante delle Muse? Non ce ne sono molti (sono più numerosi i medici, tra gli scrittori), ma qualche nome illustre si affaccia presto alla memoria, da quello di Sinisgalli a quello dell'”ingegnere” per antonomasia, Carlo Emilio Gadda. Dunque, un ingegnere, un tecnico. Non è neanche un adolescente, nell'età in cui si sente il bisogno di dare forma poetica alle proprie inquietudini, di abbandonarsi a un ingenuo disegno di sillabe. E` un uomo maturo, di buona cultura, anche musicale (appartiene a una famiglia di raffinati melomani), con una frequentazione assidua del mondo letterario anglosassone, e un culto per la poesia eliotiana.
Qui abbiamo una raccolta di “schegge”, quasi tutte di pochi versi, che ricordano, per il “formato”, gli haiku giapponesi e l'essenzialità epigrammatica, si parva licet, dell'antologia palatina. Naturalmente c'è un “tu”, una nascosta presenza femminile che emerge a intermittenza tra balenanti visioni del mondo antico, la bianca casa achea, gli schinieri che marciano sulla terra calda tra il frinire dell'ulivo, il cielo miceneo, le porte Scee. E tra i prelievi classici affiora costante l’attuale civiltà tecnologica e scientifica, la terra “non dicotomica”, le carezze “amniotiche”, il fuoco nucleare, i baci elettronici, i raggi gamma, la supernova.
Qua e là i versi hanno la cadenza di una preghiera: è il sommesso soliloquio di una voce forse smarrita tra i ricordi di un mondo scomparso e la realtà della propria solitudine, sfiorata da occulte presenze. Il mondo esiste, esistono l'albero e il sole, un sole che può essere però “distante e glaciale”. E tutto è soprattutto pensato più che visto, con una presa intellettuale sulla realtà che prevale rispetto ai dati dei sensi. Che sembrano offrire immagini collegate al mito (gli schinieri), ma disorientate nell'impatto con la realtà (le eliche).
L'insieme lascia trasparire le tracce di un canzoniere segreto. Qua e là affiorano teneri vocativi, sommesse invocazioni di una voce che insiste nel cercare risposte, e confonde ricordo e desiderio, come il più crudele dei mesi, l'aprile di Eliot.

I versi rubati

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