di Antonio Chiarelotto

Pagg. 48

Cm 13x21

Per Antonio Chiarelotto nota di Edda Serra.
Già l’ombra / chiude nella stanza l’ultima rosa sono le parole di apertura di una lirica di Antonio Chiarelotto risalente ad anni lontani, al clima di “Fiume del sereno” (1957-1969), quando il poeta guardando al presente risaliva alla gioiosa fanciullezza, al mondo degli affetti, famiglia, casa, paesaggio, genitori, fratelli e figli: mondo unitario dilatato oltre la morte, in distanze misteriose e remote eppure presenti in una coralità religiosa affettuosa e piena.
Essere sillaba nel solenne corale della Pasqua era stato l’augurio che Antonio Chiarelotto aveva altrove espresso: ardente desiderio nel segno di una fede mirabile, lontana da dubbi, calda di presenze, unificante e trionfatrice.
Oggi non dubitiamo infatti che Antonio Chiarelotto sia stato e sia sillaba del corale della Vita e della creazione, della continuità e della risurrezione, lui poeta arreso alle ragioni della morte e del disfacioento, della pena del vivere e delle nebbie, ma luminoso cantore di fede e di paesaggi, del camminare insieme verso un traguardo certo di terre fiorite in cui ritrovarsi. La sua è religiosità ferma, innocente e calda, che non può prescindere dai luoghi: da quella terra, da quelle colline, del Veneto pedemontano prossimo al Piave, da Montebelluna al Grappa, da lui cantato.
Anche se per noi Antonio Chiarelotto è innanzitutto il piccolo mondo di “Mon fumo”, con la sua ironia e l’arguzia e la filosofia del vivere che si nutre di secoli; anche se turbina il polline e una sabbia fluisce senza fine e i segni del vivere e del morire si sono fatti più netti negli anni successivi ed hanno dato al poeta accenti di portata più complessa, asciutti e sicuri, e la sua voce si è fatta grido, vorrei tornare a quella rosa di anni lontani: Affranta è la rosa /sull’orlo d’alabastro. Perché possa essere il nostro omaggio all’amico e al poeta, riconoscendolo e riconoscendoci in quella rosa. [...]
Edda Serra