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Di figuracce e libertà di opinione

È sulla bocca di tutti gli operatori del settore la polemica a distanza tra Ricardo Franco Levi e Carlo Rovelli. Per chi non ne mastica granché, riepiloghiamo brevemente la questione.

Chi sono i due protagonisti

Ricardo Franco Levi è il presidente dell'AIE, Associazione Italiana Editori, prima e maggiore associazione di categoria (di cui siamo soci anche noi di Panda), ma soprattutto è il commissario per la partecipazione dell'Italia come Paese ospite d'onore alla Frankfurter Buchmesse del 2024. Per chi se lo chiedesse, è la fiera editoriale più grande del mondo, ed esserne Paese ospite d'onore significa mettere sotto il riflettore mondiale l'editoria italiana, che dunque ne beneficerà in visibilità, contatti e opportunità. (Non vediamo l'ora!).

Carlo Rovelli è un fisico teorico e scrittore italiano, noto soprattutto per i suoi contributi alla teoria della gravità quantistica a loop. Attualmente è professore presso l'Università di Aix-Marseille in Francia. Rovelli è un autore prolifico, con numerosi libri popolari sulla fisica e la scienza in generale. Tra i suoi libri più famosi si annoverano "Sette brevi lezioni di fisica", un bestseller internazionale che offre un'introduzione accessibile alla fisica moderna per il pubblico generale, e "La realtà non è come ci appare", che esplora il significato della fisica quantistica per la comprensione della realtà.

La polemica

Tutto nasce da una esternazione di Carlo Rovelli dal palco del concertone del Primo Maggio, in cui contesta l'imparzialità del ministro della Difesa nella decisione di spedire armi per la guerra in Ucraina. Sull'imparzialità di Guido Crosetto si potrebbe discutere (qui un articolo del 2017 in cui parla come presidente della Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza...), così come si potrebbe stare a disquisire sull'opportunità politica e/o umanitaria di inviare le armi, ma noi facciamo libri e non vogliamo entrare nell'agone politico.

Però pare che Ricardo Franco Levi abbia dato un peso diverso da quello che diamo noi alla questione, e ha scritto una mail a Rovelli ritirandogli l'invito a effettuare una lezione introduttiva alla Buchmesse nel 2024.

Apriti cielo! Tutto il mondo editoriale si è (sacrosantamente) sollevato parlando di utilizzo politico dell'editoria, di censura preventiva, di (addirittura!) appoggio esterno al governo Meloni, e tanto tuonò che piovve: Levi si è scusato, ha ammesso di aver sbagliato, ha invitato di nuovo Rovelli, il quale pare abbia accettato. Insomma alla fine non è cambiato nulla, e tutto sarà come prima.

Una chiosa finale

Ciò che ci lascia esterrefatti è che una persona sia o meno invitata a seconda delle sue posizioni politiche, e NON sul merito, sia esso scientifico, editoriale o letterario. E questo è un atto che non ci sentiamo di appoggiare. Riteniamo che la politica debba stare fuori dall'editoria, in quanto come visione culturale l'editoria deve (deve!) dare spazio a tutte le opinioni (ripetiamo per chi non lo capisca: a TUTTE le opinioni, anche quelle sgradite, anche quelle “dell'altra parte”, qualunque essa sia), perché riteniamo che sia il lettore ad avere la sensibilità, la formazione e la capacità critica di formarsi la sua opinione. Siamo contro ogni censura preventiva, contro il blocco alla partecipazione di autori o case editrici “scomode”, perché se si accetta di chiudere la bocca a chicchessia per le sue opinioni politiche si apre la strada alla dittatura, che chiude la bocca (anche definitivamente) ai suoi oppositori. Bisogna che ci rendiamo conto che anche chi ha opinioni diverse dalle nostre ha diritto a vivere e a esprimersi, anche se le sue opinioni non concordano con le nostre, o ci danno fastidio. Perché ricordate: se abbiamo voglia di dittatura, magari una voglia latente, che ci fa pensare che in fondo certa gente non merita di lavorare, di vivere, di esprimersi, perché è “inferiore”, beh signori, allora vorrebbe dire che la storia non ci ha insegnato granché.

Incrociamo le dita, e al di là delle polemiche siamo felici che Levi abbia ammesso l'errore (non è da tutti, è un gesto di umiltà che non molti nella sua posizione avrebbero fatto) e che Rovelli abbia (di nuovo) accettato di rappresentarci alla Buchmesse 2024. Avrebbe potuto sbattere la porta, ma non l'ha fatto, bisogna dargli atto.

Alla fine, sia Levi che Rovelli hanno dato un buon esempio di civiltà, pur tra inciampi, che possono capitare a chiunque di noi (e chi non li ha fatti?).

 

Sitografia:

https://www.ilriformista.it/cosa-ha-detto-carlo-rovelli-al-concertone-del-primo-maggio-la-polemica-su-crosetto-sulle-armi-e-le-scuse-di-ambra-354702/

https://formiche.net/2017/01/leonardo-raytheon-crosetto-finmeccanica/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/27/domani-a-crosetto-18-milioni-da-leonardo-nel-2018-21-il-ministro-non-nega-ma-querela-unico-metodo-che-i-giornalisti-intendono/6853487/

https://www.corriere.it/cronache/23_maggio_12/primo-maggio-rovelli-punito-niente-fiera-francoforte-671cfb70-f107-11ed-a7ab-be01d764a27b.shtml?refresh_ce

https://www.illibraio.it/news/editoria/fisico-rovelli-fiera-del-libro-francoforte-1439857/

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