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Denis Sommese e "Figli della desolazione"

Denis Sommese con in mano il suo primo libro: "Figli della desolazione "

Abbiamo chiesto a Denis Sommese di parlarci brevemente del suo ultimo libro uscito per Panda Edizioni. Vediamo cosa ci ha risposto:

 

Da dove parte l’idea di scrivere un libro così particolare?

Un documentario mi ha fatto conoscere la storia di Jones anche se ne avevo già sentito parlare. All'università mi sono specializzato in religioni e filosofie orientali, quindi avevo fatto i miei buoni esami di antropologia e storia delle religioni; la loro storia ha un che di paradigmatico. La questione che più mi ha turbato, però, era la scelta (perché per molti aspetti si è trattata di una scelta) che gli adepti hanno fatto fino all'estremo sacrificio; perché agisse il reverendo è piuttosto chiaro, ma gli altri? La risposta è forse impossibile da dare in maniera completa, ma parlarne è un atto di rispetto, a modo suo.

 

È stato difficile studiare la storia di Jim Jones e poi metterla su carta?

In lingua inglese c'è molto materiale (libri, documentari, video...) e qualcosa si trova anche in italiano (articoli e video, per lo più). Spesso, però, è difficile selezionare le informazioni anche a causa del "taglio" che la fonte ha (cospiratorio, orrorifico, addirittura paranormale) ma spero di aver fatto un lavoro decente. Il mio è una storia e non è un saggio scientifico, né per completezza né per rigore, ma le informazioni e i fatti che riporto sono corretti o almeno, in completa buona fede, io li considero tali alla luce di ricerche, letture e confronti.

 

Ci puoi dire che emozione hai provato quando hai aperto il pacchettino con dentro i tuoi libri?

Aprire il pacco è stata una grande emozione perché vedere il libro mi ha fatto capire che era "vero". Per molti anni ho cercato un modo di scrivere che fosse mio, ma anche che interessasse gli altri, che fosse valido e apprezzato perché quello che ho da dire lo vorrei dire a qualcuno. Il libro stampato mi ha detto che avevo fatto qualcosa di, spero, buono.

 

A chi consiglieresti di leggere il tuo libro/a chi pensavi come “lettore” quando lo stavi scrivendo?

Il mio lettore ama le storie degli uomini. È difficile non farsi un giudizio sulle persone coinvolte (io stesso, spesso, non nascondo simpatie o antipatie personali; è una storia e non un saggio, appunto) ma il mio lettore sa che è tutto più complicato di come ci piace credere e che ci si può accorgere d'essere sulla via sbagliata troppo lontani dal bivio dove la si è imboccata. Credo sia una persona a cui piace porsi domande difficili.

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Commenti: 1
  • #1

    Carolina Fornaro (venerdì, 14 aprile 2023 07:32)

    A me è piaciuta moltissimo e spero in un prossimo futuro di leggere ancora qualcosa dello stesso autore.