Incuriosisce constatare come ultimamente sia tutto un florilegio (benefico) di articoli basati sulle dichiarazioni dell'Associazione Italiana Editori (di cui facciamo parte) che il mondo del libro sia in forte ripresa.
E noi saremmo ovviamente ben contenti di questa notizia. Ma siccome la cosa non ci tornava esattamente come l'abbiamo letta, siamo andati a vederci i dati.
Stando al sito ibuk, che registra le vendite delle librerie del circuito Arianna+ (il circuito che serve Messaggerie, in sostanza il quasi-monopolista della distribuzione in Italia, gestendo più del 60% dei titoli), le vendite non vanno proprio come proclamato.
I singoli puntini sono le vendite totali settimanali, e siamo alla 15a settimana del 2021, in arancione. In verde possiamo vedere il catastrofico 2020, con il lockdown assoluto e Amazon che in aprile aveva sospeso la vendita dei libri (anche se i dati Amazon non sono compresi in questo grafico). Vediamo, viene da dire ovviamente, come il 2021 vada moooolto meglio del 2020. E ci crediamo: le librerie sono aperte, la mobilità per quanto ridotta non è annullata come l'anno scorso (un esempio su tutti: le aziende sono tutte aperte).
Ma guardiamo la riga in azzurro chiaro: sono i dati del 2019, era felice (e inconsapevole) pre-covid, in cui ci preoccupavamo di ben altro, ma
rispetto alla quale i dati di vendita dei libri è superiore solo per un mesetto, mentre per il resto si vede un netto calo... per non parlare del mitico 2011 (linea in blu), dieci anni fa,
anno rispetto al quale la linea di vendita è sempre nettamente inferiore di almeno il 20%.
Dunque qual è la verità? Essa è composta da molti fattori: i numeri di Amazon non sono compresi da questo grafico, e Amazon è diventato il mostro
sacro della distribuzione libraria, passando al 45% dei libri distribuiti. Comodità, velocità, estensione del catalogo la fanno da padroni, e complice la pandemia ha cambiato e sta
cambiando il modo di vendere i libri (e progettarli), tanto che ai primi posti delle vendite di Amazon vediamo diversi autopubblicati, anche di ottima qualità.
Inoltre Amazon ha eroso le vendite di tutte le librerie fisiche, sia indipendenti che di catena, dato che i loro punti di forza (presentazioni, gruppi di lettura, caffetterie) sono stati eliminati (speriamo temporaneamente) dalla pandemia. Ha d'altra parte fatto sì che le dinamiche di mercato siano variate a favore degli editori indipendenti, che sul sito hanno (quasi) la stessa visibilità e (questa sì) la stessa reperibilità dei grandi editori.
E poi non dimentichiamo i nuovi modi di fruire del contenuto libro: gli audiolibri, che si stanno sempre più affermando come mercato autonomo e solido, e gli ebook, che hanno terminato di crescere e affiancano il mercato del cartaceo essendosi conquistati una fetta di affezionati turbolettori che apprezzano il loro minor costo (in genere) e il risparmio di spazio fisico che generano. Sia nel mondo degli ebook che degli audiolibri, Amazon la fa quasi da padrona, con i suoi servizi Kindle (ma attenzione alla crescita di Kobo) e Audible (affiancato da Storytel).
Il mondo del libro è dunque salvato da Amazon? Più o meno: se gli gira, Bezos può cancellare i titoli che reputa “scomodi” o non allineati, e l'Amazon-centrismo può far dimenticare che attorno al mondo librario gravitano anche tipografie (gli autopubblicati con KDP sono stampati in Polonia, cari amici ecologisti), fiere (tutte annullate) e molto altro... a questo punto, chi vivrà vedrà. Ciò che ci sentiamo comunque di sottoscrivere, è che il libro resiste. A fatica, ma resiste.
Sitografia:
https://www.epochtimes.it/news/amazon-censura-silenziosamente-libri-discorsi-odio/
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