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Librerie in crisi: l'ignoranza al potere o modifica delle abitudini del consumatore?

Tiene banco in questi giorni la chiusura della storica libreria Paravia di Torino (ma sfido chi, a parte i torinesi, la conoscesse davvero), chiusura che si affianca alle librerie Feltrinelli di Roma (e la storica Libreria del Viaggiatore), Milano (oltre a quella dell'ospedale Niguarda) e Orvieto.

 

Che succede, dunque? Come salvare le librerie?

 

Si parla altresì della legge per l'editoria 5.0, che però si incentra in particolar modo sul mondo dei quotidiani e delle riviste... e che visti i chiari di luna politici (vediamo se il governo sarà ancora tale dopo il 26 gennaio) difficilmente vedrà la luce a breve.

 

Ma se nel comparto dei quotidiani il calo della lettura va di pari passo con la chiusura delle edicole, così non è per il comparto dei libri.

 

Infatti il tasso di lettura dell'editoria tradizionale è sostanzialmente costante, e così anche il mercato totale (a parte qualche piccola variazione).

 

Dunque perché chiudono le librerie fisiche?
Per molti motivi, ma in primis, come pressoché ovvio, per gli store online. Questi sono arrivati in meno di dieci anni a coprire il 40% del mercato totale per il comparto librario, e dunque è comprensibile che in crisi siano andate il 40% delle librerie fisiche. Che però sono ancora molto amate: ora (ma succede anche nelle fiere come Più libri più liberi) sempre più lettori sfogliano i libri fisici in libreria, e se decidono per l'acquisto fanno la foto in copertina e poi comprano online.

 

Non ci sono solo questi, ma sempre più la comodità di non uscire, prendere il mezzo, incastrarsi nel traffico, pagare il parcheggio e poi sperare di trovare il titolo cercato sta prendendo il sopravvento a favore di starsene seduti, senza muoversi, senza inquinare (e Greta sarebbe felice) aspettando la merce scontata direttamente a casa, facendo spostare la merce e non le persone. Almeno apparentemente, perché se questo gesto potrebbe sembrare green, in realtà se ne frega delle condizioni dei lavoratori della logistica e di quelli specifici di Amazon. Etica o ambiente, dunque? A voi la scelta.

 

Non c'è speranza per le librerie, allora? Noi crediamo di sì: ci sono molte librerie che offrono non solo i libri, ma esperienze, laboratori, presentazioni, che sono un luogo vivo dove respirare cultura, e quelle crediamo sopravvivranno. Altre, come dice controcorrente Michele Masneri dalle pagine de Il Foglio, in fondo è meglio che chiudano.
Comunque vada, l'importante è che si legga, eticamente e con coscienza di causa.

 

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