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Il Coronavirus Uccide Anche La Cultura?

Il Coronavirus Uccide Anche La Cultura?

L'emergenza sanitaria che coinvolge attualmente l'Italia ha letteralmente bloccato il Paese. Il timore di venire contagiati ha fatto sì che tutta l'attenzione mediatica venisse veicolata in un unico punto: il virus, i malati (e ahinoi le vittime), le scorte di mascherine, disinfettanti, e cibo. Le autorità pubbliche hanno poi disposto la quarantena obbligatoria per alcune zone del lodigiano e del padovano, con controlli di accesso e blocchi stradali, e la quarantena ospedaliera o domiciliare per chi è stato contagiato fuori dalle zone rosse. Si cominciano a vedere casi al di fuori dei focolai iniziali, e allo stesso tempo anche i primi guariti, dando speranza a tutti e riportando coi piedi per terra le persone di buon senso: si guarisce, si può guarire. Non è la peste nera.

 

Ma ci sono dei forti contraccolpi economici, sia per le aziende (c'è chi ha già perso 200.000€) sia per interi settori, tra cui spicca quello culturale.

 

Eh sì, perché nelle ordinanze regionali di Veneto, Lombardia, Piemonte (e altre che non stiamo a elencare) oltre alla chiusura delle scuole è prevista anche la chiusura di ogni ritrovo pubblico e di ogni evento culturale.

 

Questo, per gli operatori del settore, ha comportato la chiusura di mostre, fiere del libro, presentazioni di libri, concorsi letterari (ne sappiamo qualcosa con il Premio Giorgione Prunola 2020) e sostanzialmente l'azzeramento dell'attività promozionale del campo librario. Contiamo anche il fatto che la psicosi collettiva ha azzerato o quasi la fiducia dei consumatori, la propensione alla spesa e la serenità dell'acquisto, comportando gravi danni economici a tutti i settori, in particolar modo a quello del turismo, che ricordiamo valere con l'indotto circa il 10% del PIL italiano. (Fonte: Bancaditalia)

 

L'azzeramento delle attività culturali ha spronato diverse aziende e ritrovi a coalizzarsi, unire le forze per chiedere alle proprie Regioni di limitare l'incidenza delle chiusure, per riaprire i luoghi culturali e ridare ossigeno ad attività che in quanto settoriali fanno fatica anche solo a sopravvivere. Questo è successo sia per la prima Regione per numero di contagiati, la Lombardia, che per il Piemonte.

 

E il Veneto, seconda Regione d'Italia per numero di contagiati?
Il Veneto segue apparentemente la logica del servo buono e fedele, che attende che il Capo decida. Nulla di nuovo dunque sotto il sole, sia per quanto riguarda il virus, che per quanto riguarda la docile indole regionale.

 

Chiediamo anche noi che il Veneto faccia ripartire l'economia della cultura, perché senza di essa il popolo è cieco. E speriamo che non sia troppo tardi, cari signori, sia per l'economia sia per la cultura.

 

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